Non tutte le mascherine sono uguali e spesso la scelta di una protezione respiratoria adeguata richiede attenzione alle circostanze in cui si trova chi la indossa. I contesti nei quali si rende necessario indossare un dispositivo di protezione individuale efficace per le vie respiratorie sono molteplici, e non basta affidarsi a una mascherina qualunque per garantire la sicurezza. Soprattutto quando si è esposti a rischi rilevanti come polveri sottili, aerosol, vapori tossici o agenti patogeni altamente contagiosi, la scelta deve ricadere su modelli di mascherine certificati e con capacità filtranti adeguate, in linea con gli standard europei o internazionali.
Quando la mascherina comune non basta
Le comuni mascherine chirurgiche e quelle di comunità offrono una protezione di base, pensata principalmente per ridurre la diffusione di droplet e limitare la trasmissione di virus da parte di soggetti infetti. Questi dispositivi sono raccomandati in ambienti pubblici chiusi, trasporti e situazioni dove è difficile garantire il distanziamento sociale. Tuttavia, la loro efficacia si arresta in presenza di contaminanti aerodispersi di dimensioni particolarmente piccole, agenti chimici o polveri pericolose per la salute.
Nei casi in cui si lavora o si soggiorna in ambienti contaminati da aerosol industriali, fibre di amianto, fumi di saldatura, materiali tossici, solventi o polveri sottili, è indispensabile ricorrere a protezione respiratoria più avanzata. Lo stesso vale in ambito sanitario quando si è a contatto diretto con agenti patogeni pericolosi come il coronavirus o la tubercolosi. In queste situazioni la mascherina chirurgica non offre una barriera sufficiente contro l’inalazione di particelle nocive o microrganismi sospesi nell’aria.
Differenza tra mascherine e respiratori filtranti
I dispositivi di protezione respiratoria si suddividono principalmente in due categorie: le mascherine chirurgiche e i respiratori filtranti (FFP1, FFP2, FFP3). La mascherina chirurgica è progettata soprattutto per impedire che il portatore diffonda agenti patogeni, ma ha una capacità minima di filtrare l’aria inspirata e quindi di proteggere chi la indossa da contaminanti ambientali. Al contrario, i respiratori filtranti sono studiati specificamente per proteggere dalle particelle sospese nell’aria, offrendo un livello di filtrazione molto superiore grazie alle loro caratteristiche costruttive e ai materiali utilizzati.
Le classi di protezione FFP
- FFP1: Ideale per ambienti dove il rischio di contaminazione è basso. Filtra almeno l’80% delle particelle fino a 0,6 micron. È adatta quando il valore limite di esposizione non viene superato di oltre 4 volte e non protegge da agenti cancerogeni o tossici per via inalatoria.
- FFP2: Offre una protezione del 94% contro polveri, aerosol e fumi anche di sostanze dannose per la salute. Ideale per l’industria metallurgica, mineraria e ambiti ospedalieri dove il rischio di esposizione può arrivare fino a 10 volte il limite consentito. È lo standard raccomandato contro batteri e virus trasmessi per via aerea in concentrazioni moderate.
- FFP3: Rappresenta il livello più alto di protezione e filtra almeno il 99% delle particelle presenti nell’aria, andando incontro alle esigenze di chi opera in ambienti ad altissimo rischio, come laboratori di ricerca patologica, lavorazione di materiali tossici o a contatto con virus ad elevata contagiosità. Può essere adottata in situazioni in cui la concentrazione di contaminanti raggiunge fino a 30 volte il valore massimo di esposizione previsto dalla legge.
L’utilizzo di maschere FFP2 e FFP3 è richiesto anche in ambito sanitario per gli operatori a contatto con pazienti infetti da virus respiratori aggressivi, specialmente durante procedure che generano aerosol, come intubazioni o broncoscopie.
Contesti lavorativi e ambientali a rischio
In molti settori industriali, la presenza di agenti potenzialmente tossici impone l’adozione di respiratori filtranti durante l’espletamento di mansioni come:
- Lavorazioni del legno (segatura e polveri)
- Lavorazioni edili e demolizioni (amianto, fibre minerali, polveri sottili)
- Saldatura e taglio di metalli (fumi metallici tossici)
- Verniciatura e uso di solventi (vapori organici)
- Produzione chimica e farmaceutica (gas tossici, polveri chimiche)
Anche operatori sanitari e soccorritori sono spesso esposti a contaminanti ad elevato rischio infettivo. In simili situazioni, il semplice utilizzo di una mascherina chirurgica o in tessuto non garantisce la sicurezza potenzialmente richiesta dalla normativa o dagli standard di sicurezza. L’esposizione ad aerosol infettivi o a batteri resistenti impone la scelta di protezioni avanzate come FFP2 o FFP3, anche per evitare l’insorgere di patologie gravi, quali infezioni delle vie respiratorie o, a lungo termine, tumori professionali.
Raccomandazioni d’uso e limiti
La scelta del tipo di mascherina o di respiratore deve sempre essere calibrata in base al contesto ambientale e al rischio specifico. In generale, è importante:
- Utilizzare mascherine chirurgiche solo per la protezione contro droplet e in condizioni di basso rischio.
- Adottare respiratori FFP2 o FFP3 in presenza di particelle sottili, aerosol biologici o contaminanti chimici specifici.
- Verificare sempre che il dispositivo sia certificato, correttamente indossato e ben aderente al viso: una protezione inefficace può derivare da mascherine indossate male o di taglia errata.
- Sostituire regolarmente i dispositivi filtranti: i materiali filtranti si saturano col tempo e perdono efficacia; in molti casi non sono previsti metodi di sanificazione e si raccomanda la sostituzione al termine dell’autonomia dichiarata dal produttore.
In condizioni di esposizione a rischi più elevati, è anche utile valutare la presenza o meno della valvola. I respiratori con valvola facilitano la respirazione e riducono il calore e l’umidità all’interno del facciale, ma proteggono principalmente chi li indossa, mentre quelli senza valvola offrono una barriera di protezione anche verso l’esterno, riducendo la diffusione di agenti patogeni.
Oltre agli aspetti tecnici, un elemento chiave è il rispetto delle norme di igiene, come la corretta manipolazione, il lavaggio delle mani prima e dopo ogni utilizzo e la verifica dello stato di usura del dispositivo. In assenza di queste precauzioni, anche i dispositivi più avanzati possono ridurre drasticamente la loro efficacia.
In sintesi, la scelta della protezione respiratoria adeguata non può prescindere da una valutazione accurata del rischio ambientale, della tipologia di contaminazione e del tipo di attività svolta. Affidarsi ciecamente a una mascherina qualsiasi rischia di generare un falso senso di sicurezza, compromettendo la salute propria e altrui, soprattutto in ambienti a elevato rischio professionale o in condizioni di emergenza sanitaria.