In Italia, la questione della retribuzione reale degli infermieri rimane uno dei temi più discussi all’interno del sistema sanitario nazionale. Sebbene la professione infermieristica sia centrale per la salute pubblica, gli stipendi praticati nel nostro Paese continuano a mostrare un divario significativo rispetto agli altri Paesi europei. Nei dati più recenti, emerge una situazione fatta di cifre ufficiali, indennità aggiuntive, disparità regionali e una persistente distanza tra la percezione e la realtà economica vissuta dagli operatori.
Retribuzione media: le cifre più aggiornate
Nel 2025, lo stipendio medio lordo di un infermiere in Italia si attesta tra 24.000 e 29.000 euro all’anno, equivalente a circa 2.000 euro mensili. Questa cifra varia sensibilmente in base a fattori come anzianità, contratto di lavoro (pubblico o privato), tipologia di mansioni svolte, eventuali indennità e Regione di attività. Gli infermieri neolaureati e con pochi anni di esperienza partono da stipendi inferiori, intorno ai 21.600 euro lordi annui, mentre coloro che vantano oltre 10 anni di carriera possono superare i 40.000 euro all’anno.
Netto alla mano, uno stipendio medio mensile reale oscilla tra 1.200 e 1.450 euro per la maggior parte dei professionisti, con punte massime di 2.300 euro mensili per i ruoli più avanzati o per chi accumula numerose indennità.
Le componenti dello stipendio: oltre la cifra base
Il calcolo della retribuzione non si limita allo stipendio contrattuale. Ci sono molteplici voci che lo compongono, alcune delle quali poco note o poco visibili nella comunicazione istituzionale. Gli infermieri rientrano nella categoria D e Ds del comparto pubblico, e oltre alla quota fissa spettano diverse indennità:
- Tredicesima mensilità
- Indennità di specificità infermieristica (introdotta dopo l’ultimo rinnovo contrattuale)
- Indennità professionali specifiche legate al reparto (terapia intensiva, sala operatoria, ecc.)
- Indennità per turni (notturni, festivi, straordinari)
- Differenziali economici (incrementi stabili erogati a seguito di valutazione professionale)
A queste voci va aggiunta la possibilità di ottenere premi di risultato o progressioni economiche per incarichi di alta responsabilità. Tuttavia, la somma di tutte le indennità raramente permette di colmare il divario rispetto alla media europea, ancora stimato intorno al 20% in meno nel 2024-2025.
La distanza dall’Europa: confronto impietoso
Secondo le analisi OCSE e i più recenti report di “Health at a Glance Europe 2024”, il gap retributivo degli infermieri italiani rispetto ai colleghi europei rimane fra i più elevati. Mentre la media europea si aggira intorno ai 39.800 euro annui, in Italia il dato ufficiale è di 32.600 euro lordi. In paesi come Lussemburgo e Belgio, la retribuzione supera multiple volte quella degli infermieri italiani, anche considerando il potere d’acquisto.
Analizzando la situazione dell’Europa centrale e occidentale, si nota che le nazioni con un PIL pro capite più basso, come Grecia e Portogallo, offrono stipendi inferiori o simili a quelli italiani. Ma nei paesi nordici, quelli dell’Europa centrale o dei paesi del Benelux, la retribuzione supera di molto la soglia italiana, evidenziando una differenza strutturale che non accenna a ridursi malgrado i recenti rinnovi contrattuali e gli investimenti previsti in Legge di Bilancio.
Variazioni regionali e settore privato: Italia a geometria variabile
La disparità retributiva interna si manifesta non solo in base all’anzianità, ma anche alla localizzazione geografica e al settore di impiego. Gli infermieri nelle Regioni del Nord (come Lombardia e Veneto) registrano compensi generalmente superiori rispetto a Sud e Isole, merito di un tessuto sanitario più ricco, contratti di secondo livello, e una domanda locale più elevata.
Nel settore privato, le cifre possono variare drasticamente: spesso il netto mensile risulta inferiore al pubblico per i livelli base, ma alcune strutture private d’eccellenza, specialistiche o internazionali propongono stipendi allineati agli standard occidentali per profili specializzati o posizioni di coordinamento.
Scatti di carriera e differenziali economici
Un elemento spesso sottovalutato è l’incidenza degli scatti di carriera e dei differenziali economici. Questi ultimi sono incrementi stabili illegati all’anzianità, alle competenze acquisite, ai titoli di specializzazione o all’assunzione di compiti gestionali e di coordinamento. Il differenziale di professionalità può variare tra qualche centinaio di euro e alcune migliaia, a seconda delle mansioni extra assegnate senza avanzamento di livello formalizzato.
Il ruolo delle indennità
Le indennità per turni notturni e festivi, le responsabilità di reparto (terapia intensiva, pronto soccorso, sala operatoria) e la specificità infermieristica pesano per un incremento del 10-20% sulla retribuzione totale. Tuttavia, la base contrattuale rimane il vero nodo: anche se la somma di indennità e premi migliora la situazione, il confronto con colleghi stranieri resta penalizzante. Le cui condizioni sono consultabili nei database OCSE e nelle statistiche a cadenza annuale sulla professione infermieristica.
L’Italia in prospettiva globale
A livello globale, la retribuzione degli infermieri italiani risente di un mix di fattori: spesa sanitaria pro capite più bassa, costi di gestione, rigidità nella contrattazione pubblica e una forte pressione fiscale. Questi elementi contribuiscono a rendere l’Italia uno degli Stati occidentali meno attrattivi per i giovani infermieri, favorendo il fenomeno dell’emigrazione professionale verso Paesi in cui la figura dell’infermiere è maggiormente valorizzata non solo economicamente ma anche socialmente (infermiere).
Conclusioni: opportunità, problemi e prospettive
In sintesi, il vero stipendio degli infermieri in Italia si aggira tra 1.200 e 2.300 euro mensili netti, con una media che si stabilizza tra 1.400 e 1.500 euro. Queste cifre sono ufficiali e pubbliche sul sito del Ministero della Salute e sulle principali testate di settore, ma raramente compaiono nella narrazione mediatica mainstream, che spesso enfatizza gli straordinari o le indennità come se fossero parte della retribuzione ordinaria. Il salario reale resta quindi più basso delle aspettative e decisamente distante dagli standard europei più avanzati.
Nonostante le riforme recenti e le promesse, il gap con la media Ue non sarà colmato nel breve termine. Il sistema rimane caratterizzato da invecchiamento della forza lavoro, scarsi incentivi alla formazione e una competizione internazionale sempre più serrata. La professione infermieristica, centrale per l’equilibrio del sistema sanitario, avrebbe bisogno di una profonda revisione del quadro retributivo per valorizzare pienamente il contributo degli operatori, garantendo motivazione, stabilità e sostenibilità (infermiere).